Il Cambridge Center for Alternative Finance (CCAF), un istituto di ricerca presso la business school dell’Università di Cambridge nel Regno Unito, ha pubblicato una mappa interattiva che mostra la ripartizione media mensile dell’Hash Rate di Bitcoin per i diversi paesi.
“Questa è la prima volta che questi dati sono stati resi disponibili e mostrati graficamente. Fornisce una maggiore trasparenza e un’immagine affidabile del settore della criptovaluta per investitori, responsabili politici, decisori, ricercatori accademici e pubblico in generale “.
Our interactive #Bitcoin Mining Map is live – using data from three mining pools, the map visualises average monthly share of #Bitcoin ‘s hashrate by country. See it at https://t.co/xG4ORzA11Z pic.twitter.com/ZGvD0CJnbS
— CambridgeAltFin CJBS (@CambridgeAltFin) May 6, 2020
Secondo la mappa, la quota principale dell’attività di mining di Bitcoin è concentrata in Cina, che comprende oltre il 65% della potenza di hash globale. Gli Stati Uniti sono al secondo posto con il 7,24%, seguiti da vicino da Russia e Kazakistan con rispettivamente il 6,90% e il 6,17%.
La Malesia (4,33%) e l’Iran (3,82%) sono al 5 ° e 6 ° posto, mentre i contributi di tutti gli altri paesi all’estrazione di Bitcoin sono inferiori all’1%.
I ricercatori dichiarano che la loro mappa si basa su dati di geolocalizzazione (cioè indirizzi IP) di hardware che si collegano ai pool di mining Bitcoin: BTC.com, Poolin e ViaBTC, che hanno accettato di condividere dati a livello aggregato.
Queste tre pool combinate rappresentano circa il 37% dell’hash rate totale di Bitcoin nel periodo esaminato, iniziato a settembre 2019. I ricercatori hanno in programma di adeguare i periodi passati quando saranno disponibili ulteriori dati.
La mappa di mining Bitcoin fa parte del CBECI, un indice che tenta di fornire una stima in tempo reale dell’utilizzo totale annuo di elettricità della rete Bitcoin, che il CCAF ha lanciato la scorsa estate.
Come già detto in precendeza il calcolo dell’hash rate è una stima non perfetta, pertanto i risultati ottenuti vanno sempre presi con le pinze, tra l’altro per stessa ammissione dei ricercatori hanno solo dati parziali, ma potrà di certo essere interessante vedere se l’imminente halving rimischierà le carte in gioco, magari andando a spostare geograficamente tale potenza.